Sistemi turistici locali

Non ho timore a schierarmi con quanti hanno accolto con ottimismo la legge 135 relativamente in particolare al tema dei STL.
E ciò soprattutto perché questa legge, come non era mai avvenuto in Italia, sembra cogliere quanto di nuovo è accaduto nel sistema turistico e nella domanda di vacanze in questi ultimi anni.
Gli strumenti previsti dalla vecchia legge quadro del 1983 ed i concetti che ne erano alla base, si erano già da tempo rivelati inadeguati, ed erano stati quasi dappertutto abbandonati. Le Regioni però, nelle loro normative, hanno mostrato di non aver saputo trovare nuovi Istituti o modalità davvero nuove per affrontare il turismo con coerenza rispetto ai mutamenti epocali sopravvenuti nel frattempo. Anzi in qualche caso si sono limitate a scopiazzare esperienze estere in gran parte inadeguate al caso italiano.
Mi pare invece che l’articolo 5 della L. 135, con le sue “maglie larghe”, abbia saputo cogliere i principi chiave per operare nel turismo, a cominciare dal principio dell’adattabilità. Per questo, giustamente si lascia alle singole realtà, alla loro situazione, alle loro risorse, alla loro cultura ed ai loro obiettivi l’applicazione di un “istituto” come il STL, con tutto quello che ne deriva in termini operativi. La Legge cerca di non imporre troppe rigidità, non a caso non è definita neppure la natura giuridica dei STL.
Ci troviamo finalmente di fronte ad una grande sfida non preconfezionata: chi saprà coglierla potrà finalmente esprimere tutte le sue potenzialità.
Non ho timore nel considerare in sostanza l’articolo 5 come una opportunità storica per il sistema turistico italiano di rilanciarsi, secondo modalità proprie, tali da esprimere al meglio la nostra storia e la nostra cultura (che vedo platealmente trascurata, con molto provincialismo, in questo settore). Il mio ottimismo sarebbe maggiore se fossi certo del fatto che le Regioni e gli Enti Locali avessero davvero intenzione di cogliere questa occasione, di cogliere lo spirito della legge, e se fossi certo che in termini culturali si sia davvero compreso fino in fondo il portato innovativo della legge, e si sia quindi in grado di sfruttarne le opportunità.
In ogni caso, contrariamente a quanto si vede analizzando i tanti protocolli d’intesa firmati da Enti Pubblici e privati in giro per l’Italia, e valutando come le Regioni stanno interpretando il verbo “riconoscere” (“le regioni provvedono… a riconoscere i STL”), è necessario sottolineare che il cuore dei Sistemi turistici è dato soprattutto dal progetto di sviluppo. I STL non sono solo un Istituto, sono soprattutto un mix di territorio, soggetti e progetti, e in particolare non ci può essere STL senza un progetto strategico. Poiché ogni strategia comincia necessariamente con la messa a fuoco dell’identità, i STL dovrebbero partire da una riflessione su questo tema, e non da un protocollo di adesione ad un patto geografico-amministrativo.

Personalmente, in estrema sintesi, vedo due grandi direttrici di possibile applicazione della legge:

  • la prima relativa alle realtà, ai “contesti” per utilizzare la terminologia delle Legge, maturi dal punto di vista turistico, nei quali ci troviamo di fronte a situazioni di accavallamento e a “doppioni”, si pensi solo agli uffici informazioni turistiche di Pro Loco, APT, e Assessorati che insistono tutti assieme sullo stesso territorio; oppure si pensi ai mille itinerari, circuiti, strade, sentieri che si intrecciano, e si confondono in mille depliant e progetti di segnaletica. In tutti questi contesti i STL sono in primo luogo la grande occasione per razionalizzare l’esistente,
  • la seconda direttrice è relativa alle realtà che sinora non hanno avuto uno sviluppo turistico adeguato, o che addirittura sono rimaste ai margini del mercato e sostanzialmente impreparate o disorganizzate, in questo caso il STL è la grande occasione per progettare nuovi percorsi per lo sviluppo, del tutto diversi da quelli del passato.

In ambedue i casi però va assunta un’ottica adeguata alla Legge, un’ottica non strettamente turistica, di “cose fatte apposta per turisti”, di pubblicità e promozione piattamente turistica, del tutto inadeguata alla realtà attuale della domanda. Non a caso questa legge sposta l’attenzione dall’immagine al prodotto, e gli interventi finanziati sono in gran parte interventi di prodotto.

L’ottica corretta è dunque quella più ampia, territoriale, che invita a considerare chi va in vacanza come persona, come visitatore più che come “turista”. L’ottica corretta è anche quella che sa evitare la parcellizzazione e sa mettere a “sistema” prodotti, progetti, soggetti, imprese e servizi.

G. D.

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