Sistemi Turistici Locali. Il modello che non c’è. Seconda parte

Come ho scritto presentando la prima parte di questo lavoro, nonostante la mia progressiva perdita di entusiasmo per le vicende degli STL, continuo a ricevere richieste di informazioni sulla situazione attuale soprattutto da parte di studenti e ricercatori. Anzi credo usciranno nuove ricerche presto. Ho pensato così di rendere disponibile un testo (o meglio un estratto) che ho pubblicato nel 2010 su questo tema . Se le tesi che sostengo vi interessano copiatele tranquillamente, ma citate la fonte. Giancarlo Dall’Ara
5. STL: Limiti e Problemi
La breve storia degli STL e le riflessioni contenute nelle pagine precedenti mostrano come il nuovo Istituto abbia dovuto convivere con diversi ordini di problemi:
- problemi di carattere politico istituzionale,
- problemi relativi alle risorse economiche e ai finanziamenti,
- problemi culturali.

Entriamo nel merito di alcuni di questi.
5.1 Problemi di carattere politico istituzionale: la gestione della 135
Come si è già detto l’attuazione della 135, o meglio la creazione degli STL è stata per certi versi abbandonata allo spontaneismo in un clima di incertezza:
- incertezza normativa, visto che dopo il varo della 135 si è diffusa la sensazione che forse nemmeno il Governo centrale ne avrebbe garantito la continuità necessaria,
- e incertezza finanziaria.
L’assenza di garanzie e di finanziamenti adeguati è risultato un ulteriore invito ai territori a ritardare le decisioni, proprio nel momento in cui, in molte realtà territoriali, si organizzavano incontri per definire dei protocolli di collaborazione tra i diversi soggetti, e per definire quali soluzioni organizzative fossero adeguate.
5.2 Problemi legati alle diverse interpretazioni/recepimenti regionali
Alcuni autori hanno provato a distinguere tutta la gamma dei percorsi effettivamente intrapresi per l’applicazione della 135, dei quali è relativamente semplice individuare due estremi:
- un primo percorso avviato da quelle Regioni che costruiscono gli STL individuandoli centralmente attraverso provvedimenti normativi di tipo regionale; in questo caso si è dato per scontato che tutto il territorio fosse suscettibile di sviluppo turistico,
- un secondo percorso avviato da quelle Regioni che hanno deciso di rifiutare di dotarsi di questo strumento.

Non sorprende quindi osservare a posteriori come le simpatie degli osservatori andassero preferibilmente a quelle realtà locali che pure in assenza di un intervento normativo di carattere regionale avevano deciso autonomamente di costituirsi in STL.
Queste realtà sono state giudicate unanimemente come le realtà più interessanti, ma anche le più fragili, se non altro in considerazione della limitatezza di risorse.

Come sempre però la realtà sfugge alle semplificazioni e mostra un quadro assai più complicato:
- dal Veneto che ha utilizzato la sigla STL per definire “Consorzi” che erano già stati individuati a livello regionale,
- all’Umbria che prima in Italia ha recepito la Legge quadro nel mese di ottobre 2001 ipotizzando “unità minima territoriale costituita dall’ambito comunale”,
- alle Marche che non hanno saputo governare la nascita e la concorrenzialità degli STL tra di loro, e che da subito li hanno finanziati con investimenti modesti,
- alla Sicilia che si è lanciata in un dibattito infinito alla ricerca di coniugare i STL (definiti “Distretti”) con le mille esigenze di un territorio nel quale convivevano ancora soggetti previsti dalla legge quadro del 1983,
- alla Puglia che più recentemente ha recepito i STL distinguendoli in due tipologie: i Sistemi Turistici Territoriali (STT) e i Sistemi Turistici di Prodotto (STP).

Il rischio di generare una mappa territoriale frammentata e un’offerta turistica sfilacciata, della quale tra gli altri aveva parlato il Censis, si è così rivelato concreto.
Anche se, come opportunamente osserva Gianluca Ciurnelli in un intervento pubblicato nel XVI Rapporto sul Turismo Italiano “il fatto che venga scelto l’assetto organizzativo più adatto al proprio territorio regionale non può che essere una scelta positiva, né si riscontrano ostacoli di natura giuridica derivanti da altri settori dell’ordinamento”.
5.3 Problemi culturali
Che i limiti nella realizzazione concreta degli STL abbiano dovuto fare i conti con aspetti culturali, è una delle poche osservazioni che trova concordi tutti gli osservatori, che segnalano diversi ordini di problemi:
- la mancata consapevolezza dell’importanza di un pensiero e di una teoria di riferimento alla base di un modello di sviluppo turistico,
- l’assenza di una “cultura del nuovo” necessaria per un adeguato recepimento dell’istituto dei Sistemi turistici locali, e per orientare i diversi soggetti coinvolti a procedere in una dimensione di sistema nella quale il legislatore, almeno quello nazionale, ha lasciato fin troppo ampia possibilità di manovra,
- problemi legati alla formazione e alle nuove competenze necessarie ai soggetti coinvolti,
Tutto questo ha generato non poche difficoltà, e non pochi insuccessi, in uno scenario che era già caratterizzato da diversi problemi che Pietro Leoni aveva riassunto così:
- basso livello di consapevolezza interna dell’importanza del turismo quale fattore di sviluppo della comunità locale,
- limitata esperienza nel turismo di amministratori e dirigenti,
- esasperati campanilismi tra enti locali, con la relativa incapacità di ottimizzare le risorse,
- limitate risorse economiche,
- scarsa capacità di governance di un settore come quello turistico nel quale i portatori di interesse sono numerosi e in conflitto tra loro,
- scarsa progettualità strategica,
- forti condizionamenti derivati dal un accentuato centralismo regionale.

D’altronde, che l’applicazione della legge si sia scontrata con l’assenza di una cultura adeguata, e di un “pensiero”, emerge anche dal fatto che neppure quegli stessi STL considerati casi “di successo”, risultano oggi pienamente soddisfacenti.

Dunque in un contesto ripetitivo e conservatore come quello del turismo che di norma tollera l’innovazione, ma ne fa volentieri a meno – quando possibile – avrebbe avuto bisogno di una fase di incubazione più lunga e meno traumatica.
In tal modo si sarebbero evitati anche i casi di ostilità, o di assenza di un clima di fiducia per rivalità campanilistiche o politiche, o resistenze legate al timore che la propria associazione di riferimento fosse scavalcata.
6. Il dibattito è ripartito
In occasione della Conferenza del Turismo del 2008 la situazione degli STL era stata definita così: “gli STL rappresentano una grande occasione sprecata. La finalità con cui erano stati concepiti era molto interessante e interpretava bene le tendenze del mercato: consentiva di creare prodotti su territori omogenei e favoriva le alleanze tra amministratori e imprenditori. L’applicazione però è stata del tutto fallimentare e l’dea forte che li aveva ispirati è stata del tutto disattesa. Spesso gli STL nati dopo la legge quadro ricalcavano i confini provinciali. È mancato il coraggio da parte delle amministrazioni e spesso si è puntato più sulla promozione e meno sul prodotto”

Appena più sfumato il giudizio del sociologo Nocifora che giudica così la situazione attuale: ci troviamo di fronte ad iniziative istituzionali complessivamente ancora povere, e spesso in contraddizione con lo spirito e gli intenti della legge 135, il suo percorso applicativo è di gran lunga al di sotto anche delle aspettative più modeste, e risulta ancora fortemente problematico. “La tortuosità dei processi decisionali che sono stati attivati, soprattutto in sede di regolamentazione regionale, è conseguenza dell’arretratezza della cultura giuridica e politica delle classi dirigenti locali che si sono dimostrate non all’altezza della portata innovativa della legge”

Nel dibattito sugli STL continua ad essere molto severo il giudizio degli estensori dei Rapporti sul Turismo Italiano per i quali:
- “l’avvento dei STL ha cercato di recuperare la dimensione locale (…) ma con grandi difficoltà e incongruenze (…) di fatto si è verificata una parcellizzazione delle iniziative”
- “in molti casi i STL hanno contribuito ad allontanare le istituzioni dal mercato, invece che ad avvicinarle come era negli intenti della legge 135/2001”.

In Emilia Romagna il Vicesindaco di Rimini Melucci, il 16 ottobre 2008 attraverso la stampa locale, ha lanciato l’idea di un Sistema Turistico di costa, ed ha parlato di unità di intenti delle quattro province della riviera.
La stampa commentando questa situazione sottolineava che in effetti, nonostante i tanti enti che si occupano di turismo, restano vuoti non pochi spazi relativi al coordinamento, alla ricerca di sponsor per i grandi eventi, alla necessità di una maggiore capacità “commerciale”; mancherebbe cioè un soggetto in grado di “vendere il territorio nel suo insieme”. Inoltre, si dice, un Sistema di costa sarebbe in grado di dare più forza e incisività a territori omogenei, nell’affrontare i mercati stranieri.
Sull’idea si sono confrontati diversi esperti. In particolare l’economista Attilio Gardini, secondo il quale la legge 7 dell’Emilia Romagna sugli STL ha fatto un’operazione gattopardesca, dando il nome di STL a qualcosa che è altro. “La legge 7 è incentrata sui prodotti e non sui territori, e quindi è portatrice di una filosofia esattamente opposta a quella dei territori”. Ma secondo Gardini proprio i STL sono un’esperienza di destination management che è esattamente ciò che manca alla realtà riminese.

Intervenendo in questo dibattito l’assessore regionale Guido Pasi introduce due concetti per indicare le linee guida dell’esperienza emiliano romagnola:
filiera lunga,
geometria variabile.
Filiera lunga
Si coglie con questa definizione l’intenzione di considerare gli STL in una concezione ampia, andando oltre lo specifico turistico e oltre gli ambiti cristallizzati dai confini amministrativi o dai campanili. La Filiera è ampia quando riesce a proporsi in modo tale da riuscire a competere a livello internazionale e quando riesce a coinvolgere i soggetti più innovativi e quelli più dinamici del territorio.
Ma la Filiera è lunga anche quando genera indotto ed effetti positivi per un numero più ampio di soggetti e imprese, in una logica trasversale: aspetto questo di fondamentale importanza anche per stimolare contesti ospitali, ed evitare possibili conflitti con i residenti, o fenomeni di rigetto e di antiturismo.
Geometria variabile
Questa espressione sottolinea la flessibilità che occorre avere per operare in uno Scenario complesso e turbolento, come quello attuale, caratterizzato da operatori, newcomer, e sistemi di distribuzione in continua evoluzione. Uno scenario che richiede capacità di costruire reti e alleanze non solo per prodotto, ma anche per scopo, e di conseguenza uno Scenario che necessita di organizzare le offerte con aggregazioni e configurazioni che cambiano a seconda degli obiettivi e dei contesti di mercato.
Geografia variabile
Alle indicazione che si sono appena viste si potrebbe aggiungere anche l’idea di una “Geografia variabile”. E’ questo un approccio che non vede nei “contesti” di partenza, nei confini iniziali, un limite invalicabile. Quando il STL diventa una realtà consolidata, o nasce in un contesto “maturo”, può anche pensare di uscire dagli schemi iniziali per aggredire nuovi mercati, e nuovi turismi, secondo nuove modalità e nuove tipologie di offerta.
Al fondo la condizione necessaria è che vi siano Piani di Sviluppo validi e competenze adeguate.

(Segue)

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