Nel futuro dei borghi assisteremo alla rottamazione delle case?

Nello Scenario futuro dei borghi assisteremo alla rottamazione delle case?

Non mi pare abbia suscitato un grande interesse la previsione che fa Beppe Severgnini sul futuro delle case vuote del nostro Paese.

L’articolo pubblicato ieri cita in particolare le case costruite negli anni ’70, e oggi vuote, o destinate a diventare vuote in considerazione dei fenomeni di denatalità e spopolamento, che riguardano sia le città che i piccoli centri.

Più esattamente il giornalista del Corriere immagina una rottamazione con “incentivi alla demolizione di edifici che non ha più senso — senso sociale, demografico, economico, architettonico, storico — tenere in piedi”. E aggiunge ”Abbiamo imparato a conoscere il termine «archeologia industriale», dovremo abituarci alla «archeologia residenziale».

L’articolo termina con una punta di cinismo “sostenibile”: “si tiene ciò che val la pena, si butta giù il resto. Terreno che torna libero, città e paesi che respirano: non tutto il male vien per nuocere”.

Non entro nel merito di questa previsione e della proposta fatta da Severgnini, che mi ricorda quella fatta da Nomisma, giusto 20 anni fa, di rottamare i piccoli alberghi per farne dei grandi, rilanciata – più di recente – da Vittorio Colao nel documento del Comitato esperti “Iniziative per l’Italia 2020 – 2022”. Documento quest’ultimo insabbiato praticamente il giorno successivo alla sua presentazione.

Il mio impegno per la salvaguardia e il rilancio dei borghi va in tutt’altra direzione, ma spererei che il tema dell’”archeologia residenziale” e della proposta di rottamazione, possano essere uno stimolo per parlare del problema dei problemi del nostro paese: il futuro dei borghi.

GD

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