Musei gratis. Cosa è successo il 6 luglio al Colosseo

La prima domenica del mese gratis nei musei è stata davvero un successo? Abbiamo chiesto a Laura Carsillo di Passeggiate Italiane che è andata in visita al Colosseo.

“Il boom di presenze nei musei italiani registrato la scorsa domenica 6 luglio, in occasione dell’apertura con ingresso gratuito stabilita dal ministro Franceschini e diffuso dai media come un evento fortemente positivo, dovrebbe però essere analizzato anche dal punto di vista dei visitatori e dei professionisti del turismo. Io appartengo a quest’ultima categoria e domenica mi trovavo al Colosseo per lavoro. Purtroppo di positivo non ho visto assolutamente nulla: una folla di turisti era accalcata in prossimità dell’ingresso al monumento, la lunga fila si estendeva ben al di fuori delle arcate dove, nelle ore più calde, le temperature erano piuttosto elevate. Ma quel che più mi ha stupita è che anche i gruppi che avevano una prenotazione (pagata con largo anticipo ed alla modica cifra di 2 euro a persona oltre il costo del biglietto) e che normalmente hanno un accesso riservato, erano fermi in fila già ben oltre l’ingresso. Le guide che li accompagnavano erano in forte imbarazzo e talvolta in difficoltà, soprattutto con quei gruppi che avevano un programma di attività più ricco e che, pertanto, avevano iniziato ad accumulare ritardi che avrebbero compromesso la visita di altri luoghi. Alcune di loro si sono addirittura organizzate andando ad acquistare nuovi biglietti di ingresso presso altri musei del circuito del Colosseo che erano meno affollati, in modo da passare dalla fila dei gruppi prenotati a quella degli individuali che in alcuni momenti era perfino più scorrevole.

Naturalmente, i turisti che hanno atteso il proprio turno lungamente e con condizioni climatiche al limite della sopportazione hanno presto dimenticato il vantaggio del biglietto gratuito lamentando piuttosto i tanti disagi riscontrati.

In realtà, si tratta soltanto dell’ennesima dimostrazione della disorganizzazione e della difficoltà nel problem solving, tipiche ormai del nostro Paese. In tema di accoglienza turistica, infatti, si riscontrano lacune talmente gravi e profonde da giustificare quei visitatori che hanno iniziato a prediligere altre mete rispetto all’Italia. Il nostro biglietto da visita sono stazioni ferroviarie (e non solo) sporche, maleodoranti, mal frequentate; ristoranti e bar che sempre più spesso adottano doppi listini; venditori abusivi di merci contraffatte insistenti e diffusi ormai ovunque; tendenza generalizzata a “spennare il pollo” e comunque applicazione di tariffe piuttosto elevate rispetto al rapporto qualità-prezzo. Un Paese come il nostro, che aveva fatto della cultura dell’accoglienza il suo fiore all’occhiello, si è trasformato a tal punto da divenire irriconoscibile agli occhi dei turisti che tornano dopo alcuni decenni di assenza. Senza contare che la società attuale, strettamente legata ai nuovi strumenti multimediali e di condivisione e ai social network, è particolarmente attenta ed informata sulle esperienze altrui e, come è noto, il passaparola è uno strumento di marketing e di diffusione delle idee particolarmente efficace. Twitter, Facebook, Tripadvisor, Google plus e molti altri social network consentono di diffondere velocemente in ogni parte del mondo immagini, opinioni, esperienze sui luoghi e sulle persone, in modo positivo ma anche negativo, influenzando le scelte future degli utenti. In questi anni di crisi, il turismo è stato spesso indicato quale risorsa di primo livello per rilanciare e far ripartire l’economia italiana, ma con quali strumenti? Con quali investimenti? I fatti di questi giorni dovrebbero portarci ad una riflessione profonda sui temi del turismo, dell’accoglienza e dell’immagine dell’Italia all’estero. La nostra cultura, i grandi maestri del passato, la nostra storia finora ci hanno garantito celebrità ed ammirazione ma se non saremo pronti ad impegnarci per conservare e valorizzare il nostro patrimonio, migliorare e promuovere i nostri servizi presto non saremo più competitivi e neanche il Colosseo, Michelangelo e Bernini potranno salvarci.”

Laura Carsillo laura.carsillo@gmail.com

 

qui il video di Repubblica sull’evento

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