Il turismo come privilegio per pochi?

Per chi come me ha vissuto gli anni nei quali c’era chi “lottava” per il diritto alle vacanze (allora privilegio di pochi), vedere che oggi ci si mobilita contro il turismo, fa un certo effetto.

Alla fine degli anni ’70 molto meno del 25% degli italiani poteva permettersi il “lusso” di andare in vacanza; erano anni nei quali si faceva pressione affinchè movimenti e partiti aggiungessero nei loro programmi il tema della democratizzazione delle vacanze, fino ad allora privilegio per pochi.

Oggi lo scenario è completamente cambiato: lottano contro il turismo non solo i residenti messi a dura prova dal suo sviluppo incontrollato, e del quale subiscono tutti gli effetti negativi, ma quelle stesse Istituzioni che lo hanno stimolato, che hanno cercato di incentivarlo e promuoverlo per decenni, senza mai porsi il problema di governarlo, e che oggi continuano a promuoverlo e incentivarlo con una mano, mentre con l’altra cercano di bloccarlo. Guardate gli eventi in programma nelle città d’arte famose, per attirare turisti, e contemporaneamente le azioni messe in atto per bloccarli.

Una situazione schizofrenica. Non trovo altre parole per definire la nascita di una “santa alleanza”contro il turismo composta dalle città che più lo hanno foraggiato e che ancora oggi più lo promuovono.

In realtà non è del tutto esatto dire che c’è una lotta contro il turismo: c’è una lotta contro il turismo di chi non è ricco, di chi non ha una forte capacità di spesa.

E così il circolo si chiude: in assenza di una politica di governance del turismo, la lotta in difesa del turismo come privilegio per pochi rischia di vincere un’altra volta.

GD

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