Giugno 2012. STL: Ricomincio da twitter
Il destino dei Sistemi Turistici Locali (STL) ha dell’incredibile. In certi ambienti se solo li citi, rischi di venire fulminato. Come è potuto accadere tutto questo ad una delle più brillanti intuizioni del turismo italiano? Una idea che teoricamente non fa una grinza, perché nella logica di rete mette assieme pubblico e privato, territorio e turismo, e che si sostanzia non in un ente, ma in un progetto condiviso di sviluppo territoriale.
E’ il caso di dirlo: ci siamo fatti male da soli.
La storia sarebbe lunga da raccontare, ma i guai sono cominciati subito dopo l’emanazione della legge che li istituiva (2001), e le responsabilità sono un pò di tutti: del Governo che non li ha finanziati, delle Regioni che hanno da subito cercato di controllarli piuttosto che stimolarli ad operare, delle Associazioni che hanno cercato di sostituire gli imprenditori come soggetti protagonisti, della burocrazia che non li ha capiti… In effetti uno degli ostacoli principali nel percorso degli STL è stato di tipo culturale. Siccome da noi molti che si occupano di turismo “nascono imparati” è stato inevitabile confondere gli STL con l’ennesimo Ente Turistico, e mettersi a discutere subito di Consigli di Amministrazione, e di “posti”, piuttosto che di progetti da portare avanti assieme.
Verrebbe da dire che non li hanno capiti o non li hanno voluti capire. Sta di fatto che senza finanziamenti, con le Regioni che li hanno braccati, quei pochi STL partiti bene sono stati presto ridimensionati e poi chiusi. Qualche eccezione a questa breve sintesi ovviamente c’è, ma insomma questo è più o meno quello che è accaduto.
Ma questo è il passato.
Qualche giorno fa ne ho parlato in un articolo sostenendo che la rivoluzione di internet e i Social Network in particolare hanno dimostrato che non c’è bisogno della grande dimensione, delle “aree vaste” per stare nel mercato, o meglio per stare là dove sono i turisti, e che tutto questo finisce per rilanciare la grande scommessa – “sinora clamorosamente mancata” – dei Sistemi Turistici Locali. E ho detto che il vero problema è che in Italia c’è il terrore del locale.
Per inciso, sono stato facile profeta perché qualche giorno dopo il Ministro del Turismo ha dichiarato che i mali del nostro turismo sono la piccola dimensioe e il localismo.
Roberta Milano ha commentato su Twitter “condivido tutto, tranne il rilancio degli STL come strumento di governance. Nulla potrà salvarli, nemmeno i Social Network”.
Che dire? Forse ha ragione, la missione di salvarli sembra impossibile. Resta il fatto che proprio in questi giorni in alcune Regioni si continua a discutere di STL, di come istituirli o riorganizzari, visto che lo stesso Codice del Turismo dello scorso anno li ha riproposti, purtroppo senza alcuna modifica. Dunque credo sia necessario almeno valutare se sia possibile ripensarli, dare loro una veste nuova e diversa anche alla luce di quanto è accaduto in questi anni sul web. A me pare stimolante ad esempio l’idea di coniugare il concetto di Sistema territoriale locale con quello di destinazione: il primo costruito nell’ottica dei produttori, dei soggetti pubblici e privati che compongono il STL, e la seconda costruita nella logica della domanda, dei turisti, e quindi con un’ottica mobile e relazionale. Così da coniugare tutte le opportunità che internet, ed in particolare il web 2.0 è in grado di darci. In una parola: “STL? ripartiamo da Twitter”.
p.s. “STL ricomincio da twitter” è un tweet spiritoso di Roberta Milano