Chiudere i musei non è razionalizzare, ma sprecare risorse.
Cominciamo dalla notizia, poi un breve commento.
Leggiamo su “Il Piccolo”: “(…) Il civico museo del Risorgimento di piazza Oberdan (dal 2 agosto) e il civico museo Morpurgo di via Imbriani (dall’8 agosto) aperti solo su richiesta (per appuntamenti telefonare il giorno prima (…).
La cultura a Trieste chiude per ferie? «Non scherziamo», mette le mani avanti il sindaco ed ex assessore alla Cultura Roberto Cosolini, all’oscuro di questi cambiamenti agostani diffusi dall’ufficio stampa del Comune. Non si tratta di chiusure, ma di una razionalizzazione. Nessuna estate della cultura. «Abbiamo il personale contato e lo utilizziamo nei musei dove serve. Non ha senso tenere aperti musei dove vanno due persone al mese. È chiaro che musei pochissimo frequentati come il Risorgimento e il Morpurgo possiamo tenerli aperti e tenere il personale impiegato là. Va a finire che teniamo chiusi i musei dove la gente va come il Revoltella o il Sartorio. Per questo si è deciso di aprire solo su prenotazione», spiega il primo cittadino. «Bisogna fare quello che si può con quello che si ha», è la filosofia cosoliniana.
Nessuna chiusura estiva, comunque. Piuttosto prove di razionalizzazione in vista di quella rivoluzione dei musei annunciata più volte dall’assessore Franco Miracco e ancora tutta da definire. «Ci sono troppi musei piccoli,una concentrazione farebbe bene» concorda Cosolini”.
Trovate l’articolo completo qui:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/08/10/news/piccoli-musei-aperti-a-singhiozzo-1.7561542
Un breve commento: Vorrei evitare di parlare di Trieste, perché il caso non è limitato a quella città, ma è nazionale. Se in una grande città, meta turistica di primo piano, in un museo (la dimensione davvero non c’entra niente) ci vanno solo due persone al mese, il problema non può essere imputato al museo, o ai suoi contenuti, ma alla gestione.
Prima di chiudere (e di “concentrare”) sarebbe bene provare ad impostare una gestione diversa, adatta alle piccole strutture museali, aperta ai residenti e accogliente (marketing dell’accoglienza). E affiancare al nuovo modello gestionale anche una presenza attiva e coerente sul web!
Chiudere è la soluzione più semplice. Ma possono gettare la spugna, possono permettersi questo lusso, città che custodiscono tesori straordinari, senza aver provato prima nuove strade per la loro valorizzazione? In una situazione difficile come questa, vedere tanti beni culturali chiusi anziché aperti, così da svolgere la funzione di attrattori, non è un esempio di politica illuminata. Né di “razionalizzazione”.
Eppure una gestione su misura, e appassionata di un museo, fa miracoli.
Se può servire segnalo il 4° Convegno Nazionale dei piccoli musei in programma l’11 e il 12 novembre ad Assisi, un convegno che sarà ricco di casi “piccoli” e di successo.